sabato 31 ottobre 2009

Portoghese...


Ho voglia di tediare i miei lettori parlando nuovamente di autobus...sarà che lo prendo spesso, ma è un argomento che torna prepontemente nel mio blog! :-)
La scorsa estate l'ho evitato come la peste, perchè proprio la peste temevo di prendere...a parte gli scherzi, col caldo la cabina di un bus sa diventare una camera a gas, calda, umida, odorosa...stare nella calca gomito gomito (sudato) con altri soggetti non entrava proprio nelle mie corde di contessa. ;-)
Ora ho ricominciato, nonostante gli allarmismi sull'influenza H1n1 che pare si propaghi in modo molto veloce sui sostegni bluastri dei mezzi pubblici, e lo faccio volentieri: mi porta in relativamente breve tempo a destinazione o quasi, mi permette di mettere le mie adorate scarpe col tacco 12, e soprattutto si rivela un mezzo molto economico...anche perchè 2 volte su 3 non timbro il biglietto.
Ecco, l'ho detto. Portoghese, ebrea rabbina, genovese, chiamatemi come volete, ma 29,00 euro al mese di abbonamento mi paiono troppe, e 1,00 euro per 8 minuti di corsa un furto.
Seguo ovviamente una mia tecnica: se viaggio di giorno, in orari "pericolosi", tengo il biglietto a portata di mano, mi siedo dove ho una buona visuale delle porte, e comunque conosco bene le fermate più gradite dai controllori. Se invece sono passate le 19.00 so per certo che nessuno mi chiederà mai il titolo di viaggio, e me ne sto tranquilla.
Visto che sono così tirchia, dovrei anche smettere di bere il caffè al bar direte voi...
Il fatto è che a casa non riesco a prenderlo, un po' perchè non ne ho materialmente il tempo, visto che mi sveglio sempre all'ultimo momento, un po' perchè non mi piace il caffè della moka. Al bar, se entro le 10.00 prendo un americano con acqua a parte, se dopo le 10.00un macchiato, o "capo" come dicono qui. Almeno ammortizzo i soldi che costa! Pagare un misero caffè liscio (che poi si riduce al fondo della tazzina) 1 euro mi pare un'esagerazione!
Altra soluzione? Ovviamente farselo offrire ;-)

mercoledì 28 ottobre 2009

La Donna Selvaggia


Che siate introverse o estroverse, donne amanti di donne o di uomini, o di Dio, o tutto insieme, che possediate un cuore semplice o le ambizioni di un'amazzone, che stiate cercando di arrivare in cima o soltanto a domani, che siate mordaci o tetre, regali o impetuose, la Donna Selvaggia vi appartiene.
Appartiene a tutte le donne.
Per trovarla, ognuna di noi deve tornare alla sua vita istintiva, alla sua più profonda sapienza.
Cantiamo dunque la sua carne che torna a coprire le nostra ossa. Lasciamo cadere i falsi manti che ci hanno dato. Indossiamo il manto autentico dell'istinto possente e della conoscenza.
Infiltriamoci nei territori psichici che un tempo ci appartenevano. Sciogliamo le bende, prepariamo il balsamo Torniamo a essere, ora, le donne selvagge che ululano, ridono, cantano Colei che ci ama tanto.
Per noi la questione è semplice. Senza di noi la Donna Selvaggia muore. Senza la Donna Selvaggia siamo noi a morire. Para Vida, tutte dobbiamo vivere.
Da "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés.

giovedì 22 ottobre 2009

Portoghese


Ho voglia di tediare i miei lettori parlando nuovamente di autobus...sarà che lo prendo spesso, ma è un argomento che torna prepontemente nel mio blog! :-)
La scorsa estate l'ho evitato come la peste, perchè proprio la peste temevo di prendere...a parte gli scherzi, col caldo la cabina di un bus sa diventare una camera a gas, calda, umida, odorosa...stare nella calca gomito gomito (sudato) con altri soggetti non entrava proprio nelle mie corde di contessa. ;-)
Ora ho ricominciato, nonostante gli allarmismi sull'influenza H1n1 che pare si propaghi in modo molto veloce sui sostegni bluastri dei mezzi pubblici, e lo faccio volentieri: mi porta in relativamente breve tempo a destinazione o quasi, mi permette di mettere le mie adorate scarpe col tacco 12, e soprattutto si rivela un mezzo molto economico...anche perchè 2 volte su 3 non timbro il biglietto.
Ecco, l'ho detto. Portoghese, ebrea rabbina, genovese, chiamatemi come volete, ma 29,00 euro al mese di abbonamento mi paiono troppe, e 1,00 euro per 8 minuti di corsa un furto.
Seguo ovviamente una mia tecnica: se viaggio di giorno, in orari "pericolosi" tengo il biglietto a portata di mano, mi siedo dove ho una buona visuale delle porte, e comunque conosco bene le fermate più gradite dai controllori. Se invece sono passate le 19.00 so per certo che nessuno mi chiederà mai il titolo di viaggio, e me ne sto tranquilla.
Visto che sono così tirchia, dovrei anche smettere di bere il caffè al bar...sarebbero ben 30 euro al mese risparmiate, se fate due conti!
Il fatto è che a casa non riesco a prenderlo, un po' perchè non ne ho materialmente il tempo, visto che mi sveglio sempre all'ultimo momento, un po' perchè non mi piace il caffè della moka. Al bar, se entro le 10.00 prendo un americano con acqua a parte, se dopo le 10.00 un macchiato, o "capo" come dicono qui. Almeno ammortizzo i soldi che costa...che un misero caffè liscio (che poi te ne danno il fondo della tazzina) costi ben 1 euro mi pare proprio un'esagerazione!
Altra soluzione? Ovviamente farselo offrire ;-)

Open


Mi dicono molte persone che la città dove abito da un paio d'anni è una "città chiusa". Tutto è relativo. Io la trovo una città bellissima, per l'architettura che la caratterizza, per la natura che la circonda, per il mare che ha in fronte e i monti che ha alle spalle, per i palazzi di austera atmosfera, gli angoli affascinanti quando meno te li aspetti. Ed oltre che bellissima, vivace e giocosa. Certo nelle serate uggiose c'è poca gente in giro, e non trovate la ressa fuori dai locali, ma nelle belle giornate, nei pomeriggi del sabato, nelle fresche mattine della domenica, pulsa, ride, vive.
Proprio ieri una collega originaria di Napoli si lamentava con me del fatto che la città è chiusa: trasferitasi qui col marito dice di aver affrontato grossi ostacoli di integrazione, sebbene adesso abbia un bel giro di amicizie (almeno questo ha ammesso). "Chiedevo informazioni sull'autobus e mi guardavano male" e ancora "Vedere un'anziana che sta male per strada e nessuno che l'aiuta"...mah, a me sinceramente non è mai successo, anzi ho visto scene di solidarietà, gentilezze e cordialità. Sarà perchè è napoletana? ;-)
Io sull'autobus parlo sempre con tutti, in pochi mesi ho stretto qualche amicizia e molte conoscenze, e se per strada o nei negozi mi attaccano bottone, me lo faccio attaccare volentieri, chiacchierona come sono! ;-)
E' ben vero che all'inizio è stata dura, trascorrevo le serate dei week-end sul divano e quando passavo accanto a gruppetti di amici con lo spriz in mano mi sentivo sola e mi prendeva la malinconia.
Ora ogni metà settimana mi siedo con un bicchiere davanti a chiacchierare con l'amico Giuliano, e le occasioni per uscire in compagnia non mi mancano.
Nei primi mesi di frequentazione della palestra non parlavo con nessuno o quasi: facevo la mia lezione di spinning, osservavo tutti, facevo le mie considerazioni, e me ne tornavo a casa. Ora andarci è un piacere, conosco quasi tutti, rido e scherzo con i miei amici dello spinning,e mi sento a casa.
Stessa cosa posso dire del posto di lavoro: in breve tempo cerco di farmi apprezzare per i miei lati migliori, e mi faccio voler bene grazie alle "pazzie" che invento.
Mi si fa notare come per me sarebbe più facile perchè sono simpatica. Non è solo questione di simpatia, o di spigliatezza: bisogna farsi conoscere, aprirsi agli altri, altrimenti sarà impossibile legare con chiunque.
Ciò che fa la differenza, ovunque, è l'atteggiamento, il calore di un sorriso, l'apertura nei confronti anche degli sconosciuti.
Non ho mai avuto difficoltà a fare amicizia, ma devo anche poter trovare un feedback positivo: quello che mi da fastidio è lo snobismo, specie se abbinato al provincialismo, entrambe cose che ho lasciato, senza rimpianti, nella città in cui abitavo prima. Mi diranno i miei lettori di là che non è vero. Tutto è relativo :-)
p.s. Ah, mi danno fastidio anche gli extracomunitari che per strada tentano di vendermi braccialetti, e intralciando il mio cammino mi chiedono "Sei arrabbiata?" E io rispondo sì, con te. Ecco, con loro non sono per niente amichevole.

domenica 11 ottobre 2009

Le giornate-divano


Passate mai delle giornate-divano? Le giornate-divano sono quelle in cui ci si alza tardi, ci si trascina in casa in pigiama fino alle 2, si spilucca qualcosa dal frigo senza cucinare né fare un vero e proprio pasto, si tiene la tv accesa e il telecomando in mano,ed in mancanza di programmi interessanti o stufi di programmi spazzatura, si infila un DVD e si vede un film strappa lacrime.
Ovviamente ciò a prescindere dall'umore che ci attraversa, anche se devo ammettere che nella maggior parte dei casi la giornata-divano è caratterizzata da un certo malumore, o per lo meno da un po' di malinconia o dicasi...scazzo.
Tutti prima o poi passano una giornata-divano, anzi c'è anche chi ne passa proprio tante, troppe a mio vedere, specialmente nella stagione invernale.
A me è successo e penso che sia stato in quel momento quasi...terapeutico, anche se alla sera di solito arrivo stanca, quasi rintronata, spossata...
La sensazione che ho il giorno dopo, quando sorge il sole, è quella di aver buttato via una giornata, delle ore preziose che avrei potuto usare per fare qualsiasi cosa, scoprire cose nuove, respirare l'aria, camminare, pescare, dipingere, cantare, scrivere, insomma ESSERE.
Pensate se vi dicessero che avete solo tot giorni di vita, non vi sentireste dei grandi cretini ad aver sprecato anche solo 12 ore?
Quest'anno avrei voluto fare la Barcolana in barca, ma per una serie di motivi non ho potuto farlo...tutti mi dicono: Tranquilla, la farai l'anno prossimo!
L'anno prossimo? Tra 364 giorni? Chissà dove sarò, come starò, se potrò...bisogna cogliere al volo le occasioni della vita, e così il suo succo, per quanto si può.
Vorrei succhiare l'essenza della vita viaggiando, esplorando, facendo cose che mai avrei creduto di voler e poter fare, tipo buttarmi col paracadute, farmi un tatuaggio o mangiare cavallette (!)...
Queste giornate-divano passano via senza infamia né lode.