venerdì 29 febbraio 2008
Always bus...
L’autobus è un mezzo verso il quale provo un sentimento di amore/odio. Lo amo quando, esasperata nel cercare parcheggio, mi rendo conto di quanto sia comodo che ti porti proprio dove vuoi, a prezzo ragionevole, e senza pensieri. Lo odio quando al suo interno si è stipati come sardine, e mi si sentono odori e suoni di tutti i generi. Gente di tutte le razze, che emana gli odori più diversi: fritto, spezie, sudore…senza contare l’orario delle 13.00 quando è pieno di ragazzini urlanti che si sfogano delle fatiche (si fa per dire) della scuola, e si accalcano con quei maledetti zainetti sulle spalle. Poi però cerco di essere meno acida e mi sforzo di ricordare che anch’io a 13 anni probabilmente davo fastidio con il mio Invicta. Anche se testimoni ricordano che ai tempi davo molto più fastidio con la mia codona di capelli…
Gli adolescenti d’oggi (e qui iniziamo un discorso “da vecchia”) per certi versi sono simili a come eravamo noi negli anni 80, ma per molti altri ne sono assai lontani. Di solito hanno l’Mp3 a tutto volume, portano pantaloni a vita bassa con mutande in vista, danno idea di poca pulizia e hanno poco rispetto per gli altri. Ma se ci pensate bene: noi avevamo il walk-man, jeans a vita altissima e scarpe improponibili, e spesso anche noi non rispettavamo i “vecchi”. Però non sconfinavamo quasi mai, perché in qualche modo temevamo l’autorità. Oggi mi sa che non la temono più, fanno i ribelli ma non c’è più chi li sgrida e punisce. Tutto è lecito. I genitori li assecondano e li difendono contro tutti anche quando hanno torto, legittimandoli a fare ciò che vogliono. Oddio, mi son persa in ragionamenti alla Morelli!
Tutto questo discorso per dire che oggi in autobus ho ascoltato di soppiatto 5 ragazzini, 3 ragazze e 2 maschietti, che avranno avuto dai 13 ai 15 anni al massimo: filosofeggiavano sull’esistenza umana…Uno dei 5, dal baffetto incolto appena accennato, deve aver posto il quesito amletico: perché si vive? Che senso ha la vita? Tutti ci siamo posti queste domande: io ho smesso da un bel po’.
In ogni caso la più sveglia del gruppo con foga sosteneva la sua tesi: si vive per scoprire ciò che ci riserba la vita. Per assaporare il futuro. “Ad esempio, noi non ci conoscevamo 2 settimane fa, chi l’avrebbe detto? Non so se ti cambia la vita conoscermi, ma vedi che non si sa mai cosa può succedere” diceva concitata lei. “Baffetto” non condivideva molto il discorso dell’amica, e sosteneva che la maggior parte della gente, in un’ottica cristiana, vive per guadagnarsi il Paradiso, se crede in esso, e quindi spera in una vita nell’aldilà. “Che senso ha vivere se siamo destinati a morire? Solo chi crede ad un’altra vita può andare avanti nelle difficoltà. E io che non ci credo non ho stimoli per vivere”. Questa frase è stata presa poco sul serio dai suoi compagni di merende, che si sono messi a ridere e a prenderlo in giro.
L’altro maschio del gruppo, dal ricciolo incolto e qualche brufolo sparuto, taceva, e sembrava riflettere, ma secondo me pensava al calcio. Chiamato in causa non ha espresso un’opinione, “Discorsi troppo difficili, li riesco a fare solo se ho bevuto” ha detto. E così è stato rimarcato come lui si atteggi da gran oratore solo quando beve, per poi trasformarsi in un orso poco dopo. Devo dire che la descrizione di questa scena era proprio simpatica, e io me la ridevo sotto i baffi.
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1 commento:
Ma hai i baffi pure tu?!?!?!?!
Ma solo io a 15anni pensavo a sposarmi con la Baby Spice?!
(sarà stato il differente mezzo: io usavo il treno...altre prospettive!!!)
Cara Dandy, ma farsi una forchettata di azzi propri senza stare a sentire i 15enni che "filosofeggiavano sulla vita?"
A 26 io devo ancora cominciare...
Magari lo facevano perchè si erano accorti che li stavi ascoltando..e volevano darsi un tono...
(come faccio io, di solito! :-) )
Brit.
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